Un acquario deve costituire un modello perfetto dell’ambiente normale dei pesci, affinché gli animali possano sentirsi a loro agio. Soltanto offrendo ai piccoli prigionieri le loro usuali condizioni di vita possiamo osservarne le abitudini ed indurli a riprodursi.
I grandi acquari sono piuttosto cari. Se vogliamo limitarci a pochi pesci e rinunciamo ad una dotazione troppo abbondante di piante acquatiche, per l’inizio basta .anche una serie di vaschette di vetro 30 x 20 x 20 che non costano tanto; anzi, è meglio tenere le varie specie in ambienti diversi, perché la convivenza non è sempre gradita.
Nel negozio specializzato otterremo tutte le informazioni necessarie circa le piante acquatiche adatte per acquari. Sono indicate le specie di vallisneria, elodea, ceratophyllum e myriophyllum, che attecchiscono anche nella sabbia e non solo nella terra. Per impiantarle, ci procuriamo della sabbia di fiume e copriamo con essa il fondo della vasca, con uno strato di 2 cm. Laviamo un’altra porzione di sabbia con acqua corrente finché l’acqua resta limpida, e ricopriamo il primo strato con la sabbia lavata. Poi premiamo le radici delle piante nella sabbia, il giù profondamente possibile, allineandole da una parte sola della vasca per poter in seguito osservare meglio i pesci. Infine decoriamo il fondo con qualche ciottolo ben lavato (fig. 337).
L’acquario deve essere riempito con acqua non dorata. Raccogliamo perciò l’acqua piovana che versiamo con cautela, lasciandola scorrere lungo la parete, per non smuovere il fondo sabbioso.
Dopo una settimana, quando le piante hanno attecchito, possiamo immettere i pesci.
La popolazione dell’acquario
Tra i molti pesci adatti all’allevamento in acquario, uno dei giù interessanti è lo spinarello (gasterosteus aculeatus) che nell’epoca della riproduzione si costruisce un nido sferico entro il quale vengono deposte le uova. Il pesciolino difende poi il nido con caparbietà ed insistenza veramente ammirevoli. Dato il suo carattere combattivo, lo spinarello deve essere tenuto isolato, insieme con la sua famigliola, da altri pesci.
Altrettanto interessante è il cabacello, che, come lo spinarello è in grado di cambiare di colore, cd il pardello (cyprinus bubulca) che introduce le sue uova tra le valve delle telline d’acqua dolce.
Tutti questi pesci sono indigeni, nel senso che essi si trovano anche nelle acque dolci italiane. Essi sono di dimensioni piuttosto notevoli (fino a 8-10 cm) e si sentono perciò a disagio nelle vaschette piccole che abbiamo descritto. Si dà perciò la preferenza a pesci esotici, molto più piccoli e che spesso sono anche molto decorativi.
Comperiamo i pesci nel negozio e li portiamo a casa in vasi da marmellata pieni d’acqua. Per introdurli nell’acquario, ci facciamo preparare una piccola rete di tessuto leggero (popeline), del diametro di 5-8 cm, il cui bordo viene rinforzato con filo di ferro zincato. Le estremità del filo di ferro, intrecciate, servono da manico (fig. 338).
La manutenzione
Perché animali e piante del nostro acquario possano prosperare, occorre che abbiano molta luce, non però sole diretto. Ogni tanto eliminiamo i detriti (pezzi di piante, resti di mangime, fango) con una siringa, badando di non aspirare piccoli pesci o uova. Una siringa adatta può essere fatta da un tubetto di medicinali al quale abbiamo tagliato il fondo, da due turaccioli forati
e da altri due tubetti di vetro a misura (fig. 339). Per usarlo, chiudiamo il tubetto superiore col dito, avviciniamo l’altra estremità al fondo dove si trova il detrito, e togliamo il dito; siringa trascinandovi il materiale che si deposita nel tubetto do la siringa, l’acqua rifluisce nell’acquario.
Alcune lumachine (della famiglia planorbis) poste nell’acquario provvedono alla pulizia delle pareti dell’acquario, perché ghiotte di alghe.
Assai importante è la temperatura dell’acqua, che deve essere tenuta il più possibile costante. Per le specie indigene essa deve essere di 190 circa, comunque mai meno di 120. Per controllarla in continuità, fissiamo alla parete interna dell’acquario un termometrino da bagno, con una ventosa di gomma. Se occorre riscaldare l’acqua, ci serviamo di un riscaldatore elettrico ad immersione; in commercio esistono anche tipi provvisti di termostato.
D’estate l’acqua perde rapidamente l’aria disciolta e con essa l’ossigeno vitale per i pesci. Dobbiamo perciò provvedere all’aerazione dell’acqua, mediante una piccola pompa. Si trovano in commercio piccole pompe elettriche a membrana che servono perfettamente allo scopo. L’aria viene fatta uscire appena sopra il fondo, attraverso un foro sottile.
Possiamo costruirci un impiantino di aerazione da una camera d’aria di bicicletta (senza valvola) o di pallone. Prolunghiamo il tubetto con un tubo di gomma abbastanza lungo per pescare sul fondo dell’acquario, chiudibile da un tappo di legno tagliato obliquamente. Dopo aver gonfiato la camera d’aria, infiliamo il tappo; l’aria compressa passa attraverso i pori del legno e sale in forma di perline finissime attraverso l’acqua alla superficie.
Un altro impiantino di aerazione è illustrato nella figura 340. Usiamo come serbatoio dell’aria compressa una grande scatola di latta (da biscotti ecc.) B, sulla quale abbiamo saldato il coperchio e, lateralmente, una valvola da camera d’aria V e un tubetto d’ottone o 5 mm M che porta il tubo di gomma G col tappo S. Ogni tanto il serbatoio viene portato a pressione con l’aiuto di una pompa da bicicletta.
Un altro mezzo pet r rigenerare » l’acqua, cioè per liberarla da sostanze e gas dannosi, è il filtro ad aria, che deve pescare profondamente nella vaschetta
e funziona con l’aria della pompetta di aerazione. I filtri in commercio sono costruiti in modo da poter essere appesi all’esterno della vasca; i tubi di aspirazione e di erogazione scavalcano il bordo ed entrano profondamente nell’acqua. Una, ciambella galleggiante serve per tenere riunito il mangime.
L’acquario è chiuso con una lastra di vetro per impedire l’entrata della polvere.
Come mangime servono pulci d’acqua (daphnia), piccoli crostacei (cyclops) e larve di insetti; possiamo procurarci questo materiale con una rete fatta di garza fitta fissata all’estremità di un lungo bastone. Ogni stagno ci fornisce questo mangime in abbondanza. In negozio possiamo comperare mangimi vivi ed in polvere, quest’ultimo da usare con parsimonia perché tende a putrefarsi se non mangiato subito.