Probabilmente ognuno di noi ha avuto, almeno una volta, il desiderio di costruirsi una vera e propria nave, nella quale fosse possibile compiere lunghi viaggi. Naturalmente, questa costruzione non è semplice come quella di un modello, e chi ha voluto intraprenderla senza precise direttive sarà riuscito a mettere assieme un natante molto simile a una zattera o a un trogolo. Nelle pagine che seguono ci siamo proposti di dare al giovane costruttore navale l’aiuto che gli occorre per costruirsi un canotto a un solo posto, semplice, ma che lo possa portare sull’acqua con sicurezza. Questo canotto non affonda neppure se si capovolge, cosicché, se dovesse accadere una cosa simile il canottiere potrebbe attendere senz’ansia l’arrivo di aiuto o, se possibile, rimettere il battello nella posizione corretta e, dopo averlo svuotato dell’acqua imbarcata, riprendere a navigare. La stabilità non meno delle dimensioni sufficientemente grandi, è una qualità che il canotto deve possedere per rispondere al suo scopo.
Indice
- 1 Preparazione dei componenti
- 2 Il fondo
- 3 Paratie
- 4 Ruota di prora e dritto di poppa
- 5 Unione della ruota di prora e del dritto di poppa con le squadrette e con il fondo dello scafo
- 6 Unione delle paratie al fondo
- 7 Posa del fondo sul cavalletto
- 8 Smussatura del fondo
- 9 Smussatura degli spigoli laterali delle paratie
- 10 Messa in opera delle fiancate
- 11 Bagli
- 12 Mensole
- 13 Correnti del boccaporto e del ponte
- 14 Ponte
- 15 Ripari laterali, frangionde, listello di protezione.
- 16 La vela
Preparazione dei componenti
Il canotto è rappresentato nella figura 605, visto di fianco e di sopra. La sua lunghezza, dal dritto di poppa alla punta estrema della ruota di prora (lunghezza fuori tutto), è di m 3,50, e la sua larghezza massima è di m 0,70.
Nella figura 607 è rappresentata una sezione del battello dalla quale si rilevano gli elementi che collegano le diverse parti del canotto. E chiaro che questa costruzione non può essere condotta a termine con l’aiuto del solo metro da falegname, tuttavia occorreranno soltanto i seguenti strumenti: una robusta sega a mano, una pialla per spianature grossolane; una pialla doppia per spianature di fino, un robuste trapano a mano (oppure una menarola) con punte di ricambio, uno scalpello, un utensile accecatore (per praticare le svasature dove vanno ad alloggiarsi le teste delle viti o dei chiodi quando sono in opera). Se non si hanno a disposizione tutti questi strumenti e utensili occorrerà procurarsi quelli mancanti. Durante la costruzione, il battello sarà sostenuto da un apposito cavalletto che ha le dimensioni indicate nella figura 608. Potrà servire allo scopo una vecchia trave il cui piano superiore dovrà venire spianato a pialla. Per dare al fondo del battello la necessaria curvatura, fissiamo sul piano superiore del cavalletto quattro blocchetti di sostegno aventi le dimensioni indicate nella figura 609, e collocati alle distanze indicate nella figura 608.
Occupiamoci ora del legname occorrente per la costruzione del nostro battello. Questo materiale deve avere le dimensioni elencate nella lista che segue, che si riferiscono al legname greggio. Durante l’acquisto presteremo attenzione che il legname sia stagionato, privo di screpolature e specialmente di nodi, perché da materiale scadente non è possibile ricavare un battello perfetto.
Le dimensioni dei pezzi finiti di ciascun componente dopo la piallatura, possono essere ricavati dalla lista che segue. È opportuno mettere in rilievo che la piallatura del legname alle dimensioni definitive, per chi non vi si è esercitato a lungo, richiederebbe troppo tempo, per cui è consigliabile affidare il legname a un falegname e incaricarlo di portarlo agli spessori prescritti. I diversi pezzi saranno poi facilmente tracciati sulle superfici lisce e richiederanno soltanto una sbavatura sugli spigoli ottenuti di sega.
Poiché soltanto poche parti possono essere rappresentate in grandezza naturale, è necessario riportare le misure delle altre sulle tavole o sui travicelli da cui dovranno essere ricavate tenendo presente gli ingrandimenti corrispondenti alla scala in cui è stato eseguito il disegno. Bisogna uno riportare le dimensioni dei vari particolari su cartone, oppure su carta di una certa consistenza, e ritagliarne dei profili che saranno poi sovrapposti ai pezzi da sagomare per tracciarvi le linee da seguire con la sega.
Ultimata la preparazione, procediamo alla lavorazione delle diverse parti, nel modo descritto qui di seguito. Incominceremo a fissare al pavimento del laboratorio, mediante chiodi passanti attraverso i piedini, il cavalletto destinato a sostenere il nostro battello.
Il fondo
Riportiamo le misure indicate dalla figura 610 su una delle tavolette destinate a questo pezzo.
Per poter tracciare il profilo esterno in modo che risulti ben avviato, muniamoci di una striscia flessibile di abete lunga 4 metri, spessa mm 15 e alta mm 25, e fissiamola con punte d’acciaio nelle posizioni indicate dalle quote del disegno. Questa striscia ci dà modo di tracciare il contorno che dovrà poi essere seguito dalla sega. Otterremo in tal modo una metà del fondo. Anche questo lavoro sarebbe preferibile farlo eseguire da un abile falegname sulla sega meccanica a nastro. In modo analogo si prepara l’altra metà del fondo, adoperando la prima metà come sagoma, cosi da ottenere una perfetta simmetria delle due parti. Una buona piallatura del bordo diritto delle due metà, contribuisce a garantire una giunzione perfettamente combaciante. Perché questa giunzione sia a tenuta stagna, è opportuno spalmare i due bordi con vernice a olio. Applichiamo ora i listelli trasversali (fig. 623) che saranno stati precedentemente tagliati nelle lunghezze prescritte e fissiamoli sul fondo mediante chiodi zincati che saranno ribaditi tenendo premuto contro la testa un peno di ferro (martello o simile). La giunzione longitudinale delle due metà del fondo viene coperta inferiormente con coprigiunto longitudinale largo 40 mm e spesso 15. Tra il fondo e questo coprigiunto è bene interporre una sui-scia di tela di lino oppure di flanella imbevuta di vernice ad olio densa. E in ogni caso necessario verniciare con olio spesso le superfici del fondo e della lista longitudinale che verranno a contatto, sempre al fine di ottenere una buona tenuta stagna. Il fondo è ora ultimato e per il momento può essere accantonato in attesa di metterlo in opera.
Paratie
Dedichiamoci ora alla preparazione delle paratie che separano i compartimenti di prora e di poppa da quello che ospiterà il canottiere. Sulla tavoletta a ciò destinata tracciamo i contorni, disegnati nelle figure 12 e 13, per la paratia prodiera e per quella poppiera. Il lato superiore di queste paratie viene centinato secondo un arco di cerchio, in modo da. sposare la curvatura del ponte. La figura 611 mostra come le due paratie siano ricavate dalla tavoletta.
Tanto sui due lati di unione ai fianchi, quanto sul lato inferiore della paratia, si inchiodano delle listarelle di abete che contribuiranno a irrobustire il pezzo (fig. 612). Anche le paratie appena finite saranno accantonate in attesa di essere messe in opera.
Ruota di prora e dritto di poppa
Le dimensioni della ruota di prora e del dritto di poppa, nonché quelle delle loro squadrette, sono chiaramente indicate nelle figure da 613 a 618 e nei disegni costruttivi (figg. 6-9).
I profili di queste parti sono tracciati sulla tavoletta ad esse destinata, la quale sarà già stata piallata dal nostro falegname al prescritto spessore di 50 mm. Rivolgiamoci a questo preziosissimo collaboratore anche per fargli segare i diversi pezzi secondo le sagome disegnate sulla tavoletta, tanto piú che il legno da lavorare di sega è la rovere, che è un’essenza piuttosto dura. Dopo l’operazione di contornatura, e dopo aver compiuto la raccordatura e la lisciatura con l’aiuto del pialletto e della raspa, il dritto di poppa e la ruota di prora dovranno essere incavati sui due fianchi come si rileva dalle figure 617 e 618. Questi incavi, nei quali vengono a fare battuta le due fiancate dello scafo, devono risultare inclinati secondo l’angolo con cui le fiancate vengono a congiungersi alla ruota di prora e al dritto di poppa. Gli incavi si ottengono con l’aiuto dello scalpello e del pialletto, ed è buona norma munirsi anche di una sagoma da applicare sul pezzo in corso di lavorazione come guida nell’operazione che si sta eseguendo.
Unione della ruota di prora e del dritto di poppa con le squadrette e con il fondo dello scafo
Effettuiamo l’unione della ruota di prora o del dritto di poppa alle rispettive squadrette e al fondo, mediante viti da legno, avendo l’avvertenza di spalmare con vernice a olio densa le superfici che dovranno venire a contatto.
Unione delle paratie al fondo
Uniamo le due paratie al fondo mediante robuste viti’ da legno che, penetrando dal disotto, passano attraverso il fondo stesso e si avvitano sui listelli laterali.
Nei punti dove devono essere fissate le paratie, copriamo il fondo di una mano di vernice a olio densa. Risulta essere inoltre raccomandabile di inserire sotto la paratia una striscia di tela imbevuta di vernice. Nella figura 623 si vede il fondo del battello con la prua, la poppa e le paratie già in opera.
Posa del fondo sul cavalletto
Posiamo ora, come è rappresentato nella figura 623, il fondo sul cavalletto a ciò predisposto e fissiamolo su di esso mediante alcune viti da legno. Come abbiamo già detto, i tasselli di cui il cavalletto è provvisto daranno al fondo la richiesta curvatura in senso longitudinale.
Smussatura del fondo
Il perimetro del fondo deve essere convenientemente smussato per assumere l’inclinazione delle fiancate che verranno ad adagiarsi su di esso (fig. 624). Incominciando dai punti dove si trovano le paratie, smussiamo Il contorno del fondo in modo che questo continui il loro profilo. Con l’ausilio di una piccola riga da disegnatore ci sarà poi facile controllare se lo smusso è stato fatto a dovere.
Smussatura degli spigoli laterali delle paratie
Anche gli spigoli laterali delle paratie vanno smussati in modo che quando applicheremo su di esse i fianchi dello scafo questi vengano a contatto delle paratie stesse per tutto il loro spessore. Per ottenere un buon contatto, è bene appoggiare su queste paratie un listello flessibile largo 10 cm circa, e smussare gli spigoli fino a ottenere che il contatto sia il piú largo possibile. Dopo di ciò, per procedere nella costruzione, fissiamo il fondo dello scafo, provvisto di paratie e di estremità, sul pavimento del nostro laboratorio, avendo l’avvertenza di unire superiormente prua, paratie e poppa mediante un listello provvisorio e di verificare, con l’aiuto di una livella a bolla d’aria, che il piazzamento risulti orizzontale.
Messa in opera delle fiancate
La buona esecuzione del lavoro al quale stiamo ora per accingerci, ha una grande importanza per l’aspetto finale che assumerà il nostro battello: si tratta della messa in opera delle fiancate dello scafo. Queste fiancate consistono in due tavolette di pino dello spessore di 8 mm, che corrono da prora a poppa e che fissiamo ora sui bordi laterali delle paratie. Fissiamo provvisoriamente una di queste tavolette lungo un lato dello scafo in modo che a metà lunghezza circa tra prora e poppa sporga oltre il fondo per alcuni centimetri (fig. 626). Segniamo ora su questa tavoletta il contorno inferiore del fondo e quello terminale anteriore e posteriore, che dovranno adattarsi perfettamente nelle scanalature ricavate nei blocchetti di prora e di poppa. Indichiamo infine i punti in cui la fiancata sfiorerà la faccia superiore del ponte in corrispondenza della prora, della poppa e delle paratie. Togliamo la tavoletta dallo scafo e congiungiamo con una linea continua i punti segnati del contorno superiore adoperando il listello usato per rilevare il perimetro del fondo. Il taglio del contorno della fiancata sarà ora eseguito col seghetto a mano oppure con la sega a nastro, tenendosi di alcuni millimetri fuori della linea disegnata con la matita. Riportando la prima fiancata cosi ottenuta sulla tavoletta destinata alla seconda, sarà facile ricavare anche questa. Le fiancate possono ora essere fissate alla prora, alla poppa e alle liste laterali delle paratie mediante viti di ottone e, al fondo, mediante chiodi zincati distanti da 50 a 60 mm l’uno dall’altro. Anche per le fiancate, come già in altri casi precedenti, le zone di unione alla prora, alla poppa, al fondo e alle paratie vanno spalmate con vernice a olio denso allo scopo di ottenere una buona tenuta, e anche in questo caso è preferibile inserire nelle zone di contatto delle strisce di tela opportunamente imbevute di vernice.
Bagli
Prepariamo i bagli di prora e di poppa riportando direttamente sul legno i contorni della figura 11. Nelle scanalature praticate in mezzeria dei bagli verranno ad alloggiare i correnti longitudinali situati sotto il ponte.
Mensole
Le mensole che sostengono il ponte sui due lati del boccaporto sono ricavate riportandone la sagoma, rilevata dal disegno della figura 629 sull’assicella destinata a questi pezzi (fig. 628). Dopo un’accurata finitura, fissiamo questi particolari alle fiancate dello scafo mediante viti di ottone montate dall’esterno.
Correnti del boccaporto e del ponte
I correnti situati ai due lati del boccaporto sono ricavati da listelli di legno larghi 40 mm e spessi 20, tagliati in lunghezza di m 1,30, e vengono adattati nelle intaccature precedentemente praticate sulle mensole e sulle paratie, alle quali vengono fissati nel modo illustrato nella figura 630. I correnti longitudinali del ponte, che uniscono la paratia prodiera alla prora (lunghezza m 1,16) e la paratia poppiera alla poppa (lunghezza m 1,06) sono ricavati da listelli di legno larghi 30 e spessi 15 mm e vengono anch’essi incastrati nelle intaccature predisposte nelle paratie e nei bagli ai quali sono poi fissati con viti di ottone (fig. 630).
Ponte
Come abbiamo già detto, impieghiamo per il ponte due tavolette di abete dello spessore di mm 7, le quali si congiungeranno in corrispondenza del piano mediano del battello e si estenderanno per tutta la lunghezza dello stesso, sporgendo di qualche centimetro oltre le fiancate. Se incontrassimo difficoltà nel procurarci tavole lunghe m 3,60, si potrà costruire il ponte in quattro pezzi uniti come si vede nel disegno tratteggiato della figura 631. Tracciare il contorno esterno del ponte non è difficile quando si proceda nel modo seguente: si pialla il filo di una delle due tavolette, la quale sarà poi adagiata sullo scafo, in modo che il bordo piallato coincida con la mezzeria dei correnti longitudinali, e sarà fissata provvisoriamente ai correnti mediante morsetti a vite (fig. 632). Ora è facile tracciare con una matita da falegname il contorno del ponte seguendo l’orlo superiore delle fiancate, nonché quello dell’apertura del boccaporto, seguendo gli spigoli superiori delle paratie e quello del corrente laterale.
Tolta dallo scafo, la tavoletta può essere contornata con la sega a mano o con la sega a nastro, e usata poi cqme sagoma per ricavare l’altra metà del ponte. Durante l’operazione di contornatura bisogna avere l’avvertenza di tenerci qualche millimetro piú in fuori, in modo che sia possibile pareggiare esattamente il profilo esterno del ponte e quello dell’orlo superiore delle fiancate, asportando dal primo, con il pialletto e con la lima da legno il materiale superfluo. Prima di fissarvi definitivamente il ponte, procediamo alla verniciatura interna dello scafo anteriormente alla paratia prodiera e posteriormente alla poppiera, nonché della superficie inferiore del ponte, perché ovviamente queste operazioni non potranno essere eseguite dopo che il ponte sarà in opera. Diamo almeno due mani di vernice ad olio, grigio chiara, oppure verde. Congiungiamo ora le due metà del ponte in corrispondenza della mezzeria dei due correnti longitudinali, in modo da non lasciare nessuna fessura, e fissiamole a questi con chiodi zincati distanti fra loro 50 mm circa. Per evitare screpolature nel legno, sarà opportuno praticare un piccolo preforo nei punti dove verranno infissi i chiodi. Le teste di questi ultimi dovranno poi essere accecate nel legno in modo da evitare che, sporgendo, ostacolino la stuccatura e la verniciatura. In modo analogo. fissiamo il ponte agli orli superiori delle paratie e dei bagli. L’orlo esterno del ponte sarà infine fissato con chiodi zincati, distanti 50 mm l’uno dall’altro, all’orlo superiore dello scafo, praticando anche per questi chiodi un piccolo preforo, per evitare screpolature.
Se il legno del ponte è del tutto privo di difetti, possiamo far a meno di verniciarlo, riserbandoci di laccarlo piú tardi; in caso contrario, è piú opportuno coprire il ponte con tela da vela oppure con traliccio, che riceverà in seguito alcune passate di vernice ad olio. Risulta essere bene chiarire come si debba procedere nel rivestire il ponte. Se appena è possibile, la stoffa occorrente per il rivestimento dovrà essere in un unico pezzo. In caso contrario, possiamo ricorrere a due strisce cucite per il lungo da un sellaio. Stendiamo ora la stoffa sul ponte e segniamo il profilo esterno e quello dell’apertura del boccaporto premendo la stoffa lungo questo contorno con il manico del martello o con qualche cosa di analogo. Ritagliamo ora la stoffa, lasciandovi tutt’intorno un orlo di cm 2,50, e fissiamo la copertura sul ponte per mezzo di chiodi da tappezziere, incominciando dal contorno del boccaporto per procedere poi al perimetro, avendo l’avvertenza, di alternare la chiodatura fra la destra e la sinistra del ponte e tenendo ben tesa la stoffa con una larga pinza piatta, in modo da evitare ogni piega.
Prima di rivestire il ponte, dipingiamolo con vernice a olio, colmando poi con stucco i leggeri incavi in corrispondenza delle teste dei chiodi. Dopo questa mano di fondo, ‘procediamo a stendere uno strato di smalto grasso e, quando questo è ancora umido, applichiamo la copertura di stoffa in modo che, asciugando, la stoffa resti incollata al legno del ponte.
Ripari laterali, frangionde, listello di protezione.
L’intelaiatura del boccaporto, composta di due ripari laterali, di un frangi-onde e di un riparo posteriore, si ricava da tavole di legno di abete dello spessore di mm 9, tagliate nelle misure che si rilevano dalla figura 633. L’unione dei ripari laterali ai correnti, e del riparo posteriore alla paratia poppiera è realizzata per mezzo di viti di ottone a testa bombata (fig. 634). Nell’angolo tra i ripari e il ponte, fissiamo con puntine da disegno dei listelli con sezione a un quarto di cerchio. In modo analogo fissiamo sul ponte le due, metà del frang onde (fig. 635). Questi particolari saranno fissati definitivamente dopo che il ponte sarà stato verniciato. Per proteggere il battello contro le abrasioni, lo muniamo di un listello a sezione semicircolare alto 30 mm che corra lungo l’orlo del ponte. Questo listello, dopo essere stato tagliato in lunghezza, deve essere adattato nella posizione in cui sarà poi fissato dopo la verniciatura del ponte.
La costruzione è talmente avanzata, che dobbiamo ormai occuparci della verniciatura. Dopo aver pulito con cura l’interno da ogni traccia di trucioli e di polvere, e dopo aver lisciato l’esterno con una lama e con carta vetrata, passiamo una mano di vernice ad olio, tanto all’interno quanto all’esterno. Dopo questa prima mano, colmiamo con stucco le piccole cavità che si trovano in corrispondenza delle teste dei chiodi e delle viti in modo da eliminare ogni ineguaglianza superficiale. La scelta del colore è lasciata al gusto del costruttore, ma è sempre opportuno dare la preferenza ai colori chiari. Sono molto indicati il colore bianco o bianco avorio sopra la linea di galleggiamento, una mano di lacca sul ponte quando esso non è rivestito, oppure un colore verde chiaro o azzurro chiaro quando è rivestito e un colore verde oppure uno strato di catrame esente da impurità sotto la linea di galleggiamento. La verniciatura deve sempre consistere in due mani di fondo e in una mano di smalto. Prima di ogni mano di vernice, bisogna dare tempo di asciugare a quella precedentemente applicata, cosi da poter intercalare, tra i due strati, una lisciatura con carta vetrata. L’interno del battello riceverà una mano di verniciatura e una di smalto, oppure due mani di vernice grigio chiara. Se il costruttore non ha familiarità con i pennelli, sarà bene affidare il compito di verniciare a uno del mestiere. I ripari laterali, il frangi onde e il listello di protezione saranno soltanto smaltati.
Poiché la verniciatura comporta lunghi intervalli per l’asciugatura, dedicheremo questo tempo al completamento dell’attrezzatura. La pedana consiste in alcune liste di abete dello spessore di mm 10, messe assieme come si vede nella figura 636. Anche lo schienale sarà costruito di legno di abete secondo la figura 637. Le mensole che servono ad appendere questo schienale all’intelaiatura del boccaporto devono essere di legno di quercia o di frassino. Il remo a doppia pala, tipo pagaia, se non può Sere acquistato finito, sarà costruito secondo le figure 638 e 639.
Ricaviamo le due pale da tavolette di frassino con l’aiuto di una sagoma di carta consistente precedentemente preparata. L’asta che congiunge le due pale sarà ricavata da una verga di abete opportunamente lisciata. A ciascuna delle due estremità viene praticata una fessura dello spessore della pala, nella quale si inserisce la pala stessa, fissandovela mediante ribattini di rame. Ultimate queste attrezzature, si dà loro una mano di lacca. Arrivati ormai col nostro lavoro al punto di varare il battello che ci siamo costruiti da noi stessi, sceglieremo per la prima prova un giorno senza vento in modo che ci sia piú facile familiarizzarci con l’uso del remo, poiché, in realtà si tratta di un’arte.
La vela
Impianto di velatura. Il canottiere che veda correre delle barche a vela nello specchio d’acqua che egli attraversa a forza di braccia, è naturalmente portato a pensare che sarebbe piú comodo, specie per i viaggi lunghi, sfruttare la forza del vento, invece di stancarsi con il remo, ed è talvolta anche spinto a costruirsi egli stesso una vela; ma la fortuna non arride sempre a questi tentativi. Per evitare ogni insuccesso, descriveremo qui di seguito un impianto di velatura che consente anche di navigare contro vento. Nella figura 14 delle tavole di costruzione si può vedere rappresentato un tipo di velatura che non comporta alcuna modifica nello scafo e che, oltre a risultare di facile costruzione, richiede l’impiego di mezzi semplici.
Derive laterali. Per evitare che sotto la spinta del vento il battello si sposti lateralmente, occorre aumentare convenientemente la superficie immersa che si oppone a questo spostamento. Generalmente, nei battelli a vela sprovvisti di zavorra (Iole, Canotti), si trova al disopra della chiglia una scatola a tenuta d’acqua nella quale si fa rientrare la chiglia stessa quando non occorra tenerla immersa. Una tale soluzione non è consigliabile per il nostro canotto che non è un veliero propriamente detto. Nel nostro caso saranno sufficienti due derive fissate lateralmente allo scafo verso la prora, le quali saranno tenute immerse , o sollevate secondo la necessità della navigazione.
In altre parole potrà occorrere che la deriva sottovento (che si trova cioè dalla parte verso la quale soffia il vento) sia tenuta immersa mentre quella sopravvento (che si trova cioè dalla parte della quale viene il vento) debba essere tenuta sollevata. Come si vede dai disegni costruttivi (fig. 14), le derive laterali possono ruotare attorno a un perno ed essere fissate nella posizione voluta stringendo una vite ad alette.
Timone di direzione. Poiché la propulsione a vela non consente di dirigere il canotto con i remi, è necessario ricorrere a un timone avente le caratteristiche di quello rappresentato nella figura 17. La pala di questo timone è sollevabile, cosa particolarmente utile quando si attraversano acque poco profonde, infestate da vegetazione subacquea. Come si vede nella figura 18, la parte superiore del timone si compone di due guance tra le quali può ruotare la pala rappresentata nella figura 19, e sulle quali è inchiodato un manicotto a sezione quadra (fig. 20), destinato a ricevere l’estremità della barra. Il timone è provvisto di due staffe di piattina di ferro rappresentate nella figura 21, le quali sono sostenute dalle corrispondenti staffe avvitate alla prora del canotto (fig. 22). La rotazione è resa possibile dallo spinotto (fig. 23) che si infila negli occhielli terminali delle quattro staffe in parola. Come si rileva pure dai disegni costruttivi, le viti, gli spinotti e gli altri oggetti di ferro dovranno essere zincati.
Barra del timone. La manovra del timone è eseguita mediante la barra di frassino con due bracci divaricati, rappresentati nella figura 24.
L’albero. L’albero deve essere di abete, costruito secondo le dimensioni indicate nella figura 25. L’estremità inferiore dell’albero sarà a sezione quadra e si caletterà nella scassa (fig. 27) predisposta sul fondo dello scafo. In corrispondenza del ponte, l’albero passa attraverso una staffa fissata alla paratia prodiera. In cima all’albero, sarà sistemato un rullo sul quale passerà la corda che serve a issare la vela.
La boma. La boma (l’asta alla quale si fissa il lato inferiore della vela) è costruita di legno di abete secondo il disegno della figura 28. L’estremità (figura 29) che si articola sull’albero termina in una forcella di frassino.
Si raccomanda di far preparare la vela secondo le misure della figura 30 in un laboratorio specializzato. Per chi volesse costruirsela da solo, diamo qui di seguito alcuni consigli, ma è molto importante poter contare sulla collaborazione di una persona che sappia cucire.
Il materiale è una tela spessa di cotone mako oppure kaliko che usualmente si trova in commercio in strisce alte da 30 a. 40 cm. Si ricava la vela mettendo assieme un certo numero di teli uniti tra loro con doppia cucitura; i lati sono provvisti di un orlo largo 20 mm e quelli adiacenti all’albero e alla boma sono rinforzati mediante una cordicella (ralinga) cucita per il lungo. Per le manovre delle vele, gli angoli (bugne) sono rinforzati sulle due facce con triangoli di tela sui quali sono fissati degli anelli di ottone cuciti alle estremità delle ralinghe. Lungo i lati adiacenti all’albero e alla boma, la vela è provvista di occhielli ricavati dalle ralinghe attraverso i quali si fissano le funi di unione a queste due aste (fig. 31). Questi occhielli dovrebbero essere applicati da un tappezziere, o, quanto meno, da un calzolaio.
Uso della vela. La corda di cotone (scotta) con la quale la vela viene comandata passa attraverso un anello rivestito di cuoio (fig. 32). Per issare la vela, questa è fissata col suo vertice superiore a una corda di canapa che, passando sul rullo situato in cima all’albero, va ad avvolgersi attorno a un rinvio situato a prora, e di qui viene rimandata al posto di fissaggio sul ponte. Questa corda di canapa costituisce anche un rinforzo per l’albero.
Chiusura stagna dei fori sulle paratie. Per poter stivare nelle due sezioni prodiera e poppiera del canotto le eventuali vettovaglie, oppure oggetti d’uso, e per poter scaricare l’acqua che fosse penetrata in questi compartimenti, le paratie sono provviste di fori rotondi chiusi con appositi sportelli (vedi fig. 33 e i disegni accanto ad essa). Il foro sulla parete anteriore deve essere spostato lateralmente in modo da non interferire con l’albero. Con l’aiuto di una sega da traforo, asportiamo dalle paratie due dischi del diametro di mm 120. Su ognuno di questi dischi applichiamo poi un secondo disco del diametro di mm 150, nel quale pratichiamo le quattro intaccature che si vedono nel disegno.
Nella parte interna della parete, avvitiamo i quattro blocchetti di contrasto (fig. 34). Per la messa in opera si deve introdurre il disco minore nel foro, avendo l’avvertenza che le tacche di quello maggiore si trovino in corrispondenza dei blocchetti e si ruoti lo sportello in modo che le superfici inclinate di questi lo spingano contro la sua sede. Un anello di gomma assicurerà una perfetta tenuta.
Consigli sulla manovra. Risulta essere superfluo raccomandare di evitare le acque troppo agitate. Un vento moderato non presenta alcun pericolo tanto piú che i due compartimenti stagni, anteriore e posteriore, rendono il battello praticamente insommergibile.
Il novello pilota deve tener presente che se resta in panne al largo non deve tentare di raggiunger la riva a nuoto ma deve aspettare che qualcuno venga in suo aiuto. Anche. esperti nuotatori, specie con mare mosso, si sono sentiti mancare le forze prima di raggiungere la riva; Navigando a vela, il vento fa sovente inclinare fortemente il canotto, cosi che, per compensare questo sbandamento, il canottiere dovrà sporgersi fuori dal bordo.
La navigazione a vela è un’arte che non può essere appresa da un libro; un bravo compagno, che la conosca a fondo, e la pratica, saranno i migliori maestri.