Per lungo tempo il volo con aerostato, ossia secondo il principio « piú leggero dell’aria », ha offerto l’unica possibilità di volo umano. Soltanto alla fine del XIX secolo — più di un secolo dopo il memorabile volo con la prima mongolfiera l’irrequieto spirito dell’uomo ha scoperto un nuovo tipo di volo che, come sappiamo, ha condotto con insperata rapidità all’attuale traffico aereo: il volo secondo il principio dell’aquilone, che tratteremo ora.
Abbiamo già parlato degli effetti prodotti dal vento su una superficie inclinata rispetto alla direzione stessa del vento. Abbiamo scoperto che la massa d’aria che colpisce la superficie sviluppa una forza P, che possiamo pensare composta da una forza A, diretta in senso verticale (spinta verticale), e da una forza R diretta in senso orizzontale (resistenza del mezzo) come nel disegno 525. Su questa spinta si basa il principio del volo di tutti gli aquiloni. Se noi fissiamo una superficie D, inclinata rispetto alla direzione del vento (fig. 526), ad una corda S (le diramazioni della corda B servono a mantenere l’inclinazione desiderata della superficie), tirando la corda annulleremo la resistenza del mezzo R, e la spinta A — l’unica ora attiva — spingerà in alto la superficie. La superficie innalzata descriverà allora intorno al punto O un arco di cerchio, mentre la superficie si avvicinerà sempre piú alla direzione del vento. Dato che la direzione della resistenza del mezzo R (negativa) rimane sempre uguale, mentre cambia quella della corda che alla fine sarà quasi opposta alla forza P, la forza ascensionale si annulla e l’aquilone, raggiunta una certa altezza, non salirà piú. Da queste considerazioni deriva che un aquilone sale tanto piú in alto quanto piú lentamente varia l’inclinazione della superficie dell’aquilone nella salita, ossia quanto piú lunga è la corda S. Ad una determinata lunghezza della corda, la forza ascensionale sarà inoltre tanto maggiore quanto piú leggero sarà l’aquilone e quanto piú intensa la forza del vento.
I greci e i cinesi conoscevano già 2000 anni or sono l’aquilone. Ancor oggi in Cina questo sport è popolarissimo; i cinesi danno agli aquiloni le forme dei più diversi animali, dipingendoli con vari colori. I grandi aquiloni ricevono una spinta cosi forte — naturalmente se la forza del vento è adeguata — da poter sollevare notevoli pesi. Cosi, attaccando a diversi grandi aquiloni una , navicella, si sono potuti sollevare in alto uno o due uomini.
Per costruirci ora un grosso aquilone, dobbiamo procurarci alcuni fogli di robusta « carta da aquilone » e due bastoncini di pinastro secchi della sezione di 6 x 18 mm e della lunghezza di 200 mm. Mettiamo i due bastoncini l’uno sull’altro, come nel disegno 527, uniamoli con un chiodo sottile e leghiamoli saldamente con lo spago nel punto dove si incrociano.
Uniamo poi tutte e quattro le estremità dei bastoncini con un filo teso e stendiamo del mastice sui cappi del filo affinché non scivolino. Ora incolliamo tanti fogli di « carta da aquilone » quanti sono necessari per ricoprirlo tutto, poniamogli sopra l’intelaiatura e ritagliamo la carta in modo che, da ogni lato, sporga, oltre i fili tesi, di circa 10 mm. La croce (formata dai bastoncini) viene ora cosparsa di colla soltanto da una parte e poi incollata saldamente alla carta. Dopo aver steso della colla sui margini del foglio che sporgono oltre il filo teso, incolliamoli intorno a questo filo. Per rendere arcuata la superficie dell’aquilone — volerà cosi in modo piú stabile — dobbiamo legare saldamente alle estremità del bastoncino trasversale uno spago piú forte e tenderlo in modo che il bastoncino si fletta un poco. Leghiamo ora all’estremità di ciascun bastoncino una corda lunga circa 1,5 m e riuniamo le corde con un nodo. Se poniamo ora a terra l’aquilone con la concavità rivolta in alto, il nodo deve trovarsi esattamente sulla verticale del punto d’incrocio dei bastoncini (fig. 528). Leghiamo saldamente al nodo la corda dell’aquilone, che deve essere lunga come minimo 200 m e possibilmente leggera e solida ai tempo stesso. Se l’aquilone è arcuato, non è assolutamente indispensabile una coda, che, tuttavia, lo rende piú stabile e piú bello. Per la coda (fig. 528) usiamo una corda lunga 6-8 m ed alcuni fogli di carta di seta colorata che taglieremo in strisce lunghe circa 30 cm e larghe un centimetro. Cominciando dall’estremità della corda, leghiamo saldamente ad essa le strisce —unite a piccoli ciuffi — cosi da formare una coda arruffata, che fisseremo per un capo al bastoncino inferiore dell’aquilone.
Prima di lanciare l’aquilone, stabiliremo esattamente la direzione del vento gettando in alto una piccola palla di carta leggera. Una persona deve tenere in alto l’aquilone prendendolo per la parte inferiore, ossia in modo tale che la superficie concava sia rivolta in direzione opposta a quella del vento (figura 529).
Esattamente in questa direzione, ma circa 30 m piú lontano, deve trovarsi una seconda persona con il rocchetto dello spago. Nel momento in cui la persona che tiene la corda inizia a correre contro vento, bisogna lasciare libero l’aquilone, dopo avergli dato un leggero colpo verso l’alto. Se sale in alto in modo esatto, si può lasciar scorrere gradualmente la corda e infine fermarsi. Quando il vento è favorevole, non è difficile far salire un aquilone all’altezza di 100 m, ma in questo caso è necessaria una corda lunga il doppio o ancor di piú. Dato che il vento esercita una grande forza di trazione sull’estremità della corda che si tiene in mano, risulta difficoltoso avvolgere e svolgere una corda cosí lunga; è meglio quindi costruire un argano che si possa fissare facilmente al suolo. Per la costruzione e le misure vedi figura 530.
Il rocchetto della corda, che è formato da un pezzo di legno tondo (1) e da due dischi di legno (2), è fissato a un perno filettato (3) del diametro di 6 mm munito di due dadi. Per far funzionare questo perno dobbiamo praticare un foro di 6 mm esattamente nel centro delle parti (1) e (2). Se non troviamo un perno simile nel negozio di ferramenta, facciamo tagliare da un fabbro una vite di 6 mm, che però ad una estremità deve rimanere, per 25 mm, senza filettatura. Pratichiamo poi un foro di 7 mm nelle due parti laterali del telaio (8), per infilarvi l’asse del rocchetto; assicuriamo al telaio, nella parte interna, due piastrine di ferro (9) che servono da cuscinetti. Infine avvitiamo saldamente, con due dadi all’estremità dell’asse, la manovella (4), dopo avervi inchiodato l’impugnatura.