Rispetto al legno, il metallo presenta anche il vantaggio di poter essere curvato ed anche angolato, spesso a freddo, purché il suo spessore non sia troppo grande. In particolare possiamo curvare ferro, rame, ottone ed alluminio, questi ultimi tre metalli dopo « ricottura».
Il ferro può essere curvato con facilità, mentre l’acciaio deve essere prima stemperato. Anche rame, ottone ed alluminio si spezzano se tentiamo di curvarli allo stato crudo, mentre dopo la « ricottura » essi si piegano con facilità.
Piegare profilati semplici
Per piegare ad angoli netti profilati semplici, essi devono essere montati in morsa (tra due angoli di ferro a salvaguardia delle ganasce). Con il martello si piega il ferro nella forma voluta, per esempio ad angolo retto (fig. 842), ad « U » (una prima volta ad angolo retto, poi, con l’aiuto di un profilato a sezione quadra, un’altra volta ad angolo retto: fig. 843), in forma di cavallotto (derivato da un ferro piegato ad U: fig. 844).
Curvare tubi
I tubi non possono essere curvati senza accorgimenti speciali perché tendono a deformarsi (schiacciarsi) nel punto di curvatura. Per evitare questo inconveniente, si può inserire una spirale d’acciaio (leggermente ingrassata) nell’interno del tubo, purché essa lo riempia perfettamente. Fissato il tubo in morsa tra due tavolette di legno duro per non graffiarlo: e rinforzata la parte sporgente con un tondo di ferro sporgente, di misura adatta, si procede cautamente alla curvatura, estraendo poi la spirale con moto rotatorio come se fosse una vite. Normalmente si usa riempire il tubo di sabbia o di colofonia fusa prima di curvarlo; le aperture sono in questo caso chiuse con tappi di legno. Dopo la curvatura, si vuota il tubo dalla sabbia o, riscaldandolo sopra la fiamma, dalla colofonia.
I tubi di ottone o di rame devono essere ricotti prima della curvatura.
Curvare e piegare lamiere
La curvatura della lamiera, per esempio per la costruzione di cilindri o di tubi, avviene con l’aiuto di un’anima metallica che evita che il materiale si pieghi. Possiamo servirci, a seconda del diametro desiderato, di scatole rotonde di metallo, di tubi di ferro o di ferri tondi, fissati nella morsa unitamente alla lamiera (fig. 846). Con un martello o meglio con una mazzetta di legno si fa aderire la lamiera all’anima per un piccolo tratto, poi si aggiusta la posizione nella morsa, in modo che la parte già curvata sia sempre compresa nella morsa. Si procede cosí finché i bordi vengano a sovrapporsi; è essenziale che la curvatura prosegua fino al bordo, perché in caso contrario saldatura o chiodatura incontrerebbero notevoli difficoltà (fig. 847).
Per piegare ad angolo retto una lamiera, la fissiamo tra due angoli di ferro nella morsa. Anche qui usiamo di preferenza la mazza di legno (fig. 848).
Curvare e piegare fili
La pinza (fig. 849) e la pinza a becchi tondi (fig. 850) permettono di dare ai fili qualsiasi piegatura, anche a raggio stretto e strettissimo (occhielli). Per curvare il filo d’acciaio a spirale (molle di pressione o di tensione) conviene fabbricarsi un piccolo dispositivo apposito (fig. 851). Esso consiste in un blocchetto di legno duro 3 x6 x 8 cm, nel quale pratichiamo alcuni fori di diametro diverso, per esempio con 0 2,5, 3,5. 5 e 7 mm. Per ogni foro prepariamo una manovella su misura, forata in estremità con punta 1 mm. Per fare una spirale, fissiamo il blocco nella morsa ed inseriamo una delle manovelle, secondo le dimensioni desiderate della spirale; nel suo foro infiliamo un filo elastico (armonico) e ne pieghiamo il capo ad uncino, con la pinza. Tiriamo la manovella verso destra, tendiamo con la sinistra il filo armonico e giriamo lentamente la manovella con la destra, nel senso delle lancette dell’orologio (fig. 851). La parete frontale del blocchetto costringe il filo ad adagiarsi strettamente contro la spira precedente, tirando la manovella lentamente verso sinistra. Infine la manovella toccherà a destra il blocchetto; lasciandola libera, essa farà qualche giro nel senso opposto, grazie alla tensione del filo attorno ad essa.. Togliamo col punteruolo il gancio dal foro dell’alberino, sfiliamo la spirale e tagliamo con la tenaglia i capi liberi. Nelle molle di tensione, l’ultima spira di ogni estremità viene drizzata con la pinza per formare l’occhiello di attacco (figura 852); nelle molle di pressione , invece, che vengono prima allargate un poco (fig. 853), essa viene abbassata fino a congiungersi con la precedente.
Oltre che di filo armonico, le spirali possono essere fatte anche di filo di ottone crudo.