Il piombo, lo stagno e lo zinco fondono a temperature molto basse che possono essere fornite da una comune stufa a carbone e, per piccole quantità, perfino da una fiamma a gas. Possiamo perciò utilizzare questi metalli per farne peni di fusione vari, per esempio pesi da incorporare nei piedistalli allo scopo di aumentarne la stabilità, volani e pulegge di piccolo diametro, parti per i modellini di treni, ecc.
Il materiale di fusione può essere ricuperato da lastre di accumulatori, ritagli di tubi di piombo, figure di piombo ecc.; i tubetti di dentifrici e le carte da cioccolato dette e stagnole sono invece di alluminio e non di stagno, é tentando di fondere questo materiale esso si incenerisce.
Per fondere il metallo si usa un crogiolo con manico, che è disponibile in commercio. In mancanza di esso, basta anche un comune barattolo da conserva, purché il fondo ed il corpo siano non solo saldati ma anche aggraffati.
Fissiamo in due fori un manico piegato di robusto filo di ferro e, vicino al fondo, un anello di filo di ferro con un occhiello (fig. 866); riduciamo con la pinza una parte del bordo superiore a becco, per facilitare l’uscita del materiale fuso.
Riempiamo il barattolo di pezzi di piombo e, con l’attizzatoio, lo poniamo sulla brace della stufa, chiudendo il portello (fig. 867). Quando tutto il piombo è fuso, ritiriamo il barattolo con cautela dalla stufa e togliamo dalla superficie fusa, con un vecchio cucchiaio, le scorie di fusione. Tenendo il barattolo con due robusti ganci di ferro ed inclinandolo lentamente, possiamo versare il metallo fuso direttamente nello stampo (fig. 868).
Gli stampi piú semplici ed economici sono fatti di gesso. Facciamo dell’oggetto da riprodurre un calco di gesso, utilizzando un modello di legno od anche un esemplare dell’oggetto stesso, come nel caso illustrato nella figura 869, dove per il calco di una sfera si usa una pallina sospesa ad un filo, a circa 1 cm dal fondo. La pallina deve essere ingrassata per impedire la presa del gesso sulla sua superficie. Esternamente, il calco è delimitato da una scatola di cartone. Riempiamo questa scatola di impasto di gesso finché la sfera non è immersa esattamente a metà; lasciamo riposare finché il gesso è completamente indurita Pratichiamo nella superficie alcuni fori conici 2, ingrassiamo bene tutto il piano e i fori, e versiamo un’altra porzione di impasto di gesso fino a sommergere completamente la pallina con uno strato di 1 cm sopra il punto piú alto. Lasciamo asciugare ancora, togliamo le pareti di cartone e stacchiamo i due pezzi del calco T1 e T2.
Togliamo la pallina che è servita da modello, richiudiamo lo stampo (i fori Z ed i corrispondenti perni assicurano la perfetta corrispondenza delle due metà) e pratichiamo due fori: L1 per la carica, terminante piú in basso possibile, nella cavità dello stampo, e dalla bocca leggermente svasata, e L2 per l’uscita dell’aria.
Durante la colata, lo stampo deve essere caricato di pesi per impedire l’entrata di metallo fuso nello spazio tra le due metà.
Analogamente a quanto descritto, si può fondere un volano; anche in questo caso si può fare a meno del modello in legno (fig. 870).
Attenzione, gli stampi in gesso devono essere perfettamente asciutti; altrimenti il metallo fuso provoca la formazione di vapore acqueo che dà luogo a spruzzi di metallo fuso e può anche far saltare la forma stessa.