Il falegname di professione conosce numerose maniere, piú o meno complicate, di congiungere i pezzi di legno, usando utensili speciali e dando spesso prova di bravura eccezionale. Noi ci limiteremo a descrivere le congiunzioni piú semplici, che non richiedono l’uso di attrezzi particolari.
Chiodatura. La congiunzione piú semplice di due pezzi di legno avviene mediante chiodatura. I chiodi si piantano un po’ obliquamente, alternando la direzione di penetrazione (fig. 736), realizzando cosi maggiore solidità nell’unione.
Per non lasciare in vista la testa del chiodo, si affonda la stessa per 2-3 mm con l’aiuto dell’apposito attrezzo e si chiude il buco con stucco (fig. 737).
Una congiunzione praticamente definitiva è illustrata nella figura 738: si usano chiodi di lunghezza adeguata, che, una volta penetrati e passati, vengono curvati attorno ad un ferro (cacciavite) e poi nuovamente martellati nel legno.
Incollatura. La chiodatura viene di solito fatta precedere anche da una incollatura. Nel caso di congiunzioni tra testate e piani occorre scaldare ed imbevere di colla le prime; si lascia poi asciugare, si rende un po’ ruvida la testa, si coprono di colla le parti da unire e si procede alla chiodatura. Quando i pezzi non vengono inchiodati, essi devono rimanere premuti uno contro l’altro da morsetti od analoghi dispositivi di pressione, finché la colla è completamente asciutta.
Per il legno, la colla deve essere sempre molto fluida e calda perché possa penetrare bene nei pori. Invece delle colle forti si possono usare anche colla bianca (alla caseina), che si trova in forma di polvere e viene stemperata senza difficoltà nell’acqua, oppure le nuove colle a base sintetica, che offrono di fronte alla colla di caseina il vantaggio di non indurire nei recipienti. Infatti la colla alla caseina, una volta indurita, non può piú essere resa liquida, e perciò se ne deve preparare soltanto la quantità che serve immediatamente.
Congiunzioni con viti. Queste congiunzioni presentano il grande vantaggio di non essere definitive e di poter essere sciolte a piacere, caratteristica utilissima per molti apparecchi, modelli e mobili smontabili. Nel legno dolce, basta preparare un piccolo foro per la vite, usando un succhiello del diametro del collo della vite stessa. Nel legno duro, conviene invece usare una punta elicoidale (fig. 739) e nel caso di viti piú lunghe, preparare anche il foro per la parte filettata (fig. 740) con un’altra punta piú sottile. Con una punta grossa si svasa poi (fig. 741) il foro (solo per le viti a testa conica).
Le viti che penetrano nel legno parallelamente alle fibre non richiedono il foro preparato; soltanto nel caso di legno duro si può fare un piccolo preforo (fig. 742).
Congiunzione a tenoni. Questa congiunzione (fig. 743) richiede l’uso di uno scalpello largo e serve dove la vista dei « tenoni » non arreca pregiudizio, per esempio nei casi di fondi di cassetti, liste di rinforzo, ecc. I tenoni si tagliano con la sega o col segaccio, togliendo poi la parte tra essi con lo scalpello (o eventualmente usando la sega a traforo). Appoggiando poi i tenoni sull’asse, si tracciano i contorni dei fori, che vengono tagliati netti con lo scalpello. Perché la congiunzione sia solida, le misure devono essere esatte. I tenoni si incollano nei rispettivi fori.
Queste congiunzioni possono servire anche per creare angoli, e sono piú facili a farsi degli incastri a coda di rondine, mentre la superficie incollata è notevolmente aumentata rispetto all’incollatura diretta (fig. 744).
Congiunzione a dente e taglio. Si tratta di una congiunzione analoga alla precedente, ma piú semplice, ed adatta in particolare per telai sottili. Il taglio deve occupare circa un terzo dello spessore complessivo (fig. 745).
Congiunzione a battuta. Ancora più semplice è questo tipo di collegamento che serve sia per angoli (fig. 746), sia per incroci (fig. 747). Le liste nei punti di sovrapposizione si riducono a metà spessore, con la sega e lo scalpello; la congiunzione è poi assicurata con colla e chiodi o viti.
Incastro a triangolo. Serve per il congiungimento in angolo di costa, di liste sottili (cornici, per esempio). Le liste sono tagliate a 45 gradi con l’aiuto dell’apposita guida (fig. 705) ed incollate. Fino ad asciugamento completo, la cornice deve rimanere fissata in un dispositivo di tensione, costituito da quattro blocchetti cubici 6 x 6 x 6 cm nei quali si praticano incavi ad angolo retto; questi blocchetti sono premuti contro i quattro angoli della cornice da una robusta cordicella di canapa che, dopo due giri attorno al telaio, viene tesa mediante un cavicchio di legno (fig. 748). Nella cornice ben asciutta si praticano poi quattro tagli negli angoli (larghezza 3.6 mm), s’incastrano tavolette di compensato di uguale spessore che vengono fissate con colla, e si tagliano pulitamente le parti sporgenti (fig. 749).
Congiunzione a cavicchi. Risulta essere uno dei collegamenti piú facili e può sostituire — specie nella costruzione di mobili — molti tipi piú complicati. I cavicchi possono essere comprati fatti in varie misure e diametri, o possono essere fatti da noi stessi tagliando semplicemente tondelli di legno duro. I pezzi da collegare vengono presentati insieme e con il trapano si fa il foro (diametro della punta elicoidale = diametro del cavicchio). Incollato il cavicchio nel foro, si tagliano le parti sporgenti (fig. 750 e 751).
Se il collegamento deve rimanere invisibile (per esempio all’esterno di un mobile) uno dei fori non viene fatto passante (fig. 753). In questo caso i fori non possono naturalmente esser fatti in un’unica operazione; perché essi, fatti separatamente in a e b, combacino, si pianta un chiodino esattamente nel centro di ognuno dei punti dove si troveranno i centri dei fori di b. Ai chiodi si taglia la testa con le tenaglie (fig. 752). Presentando ora il pezzo b esattamente nella posizione voluta contro a, le punte segneranno i centri corrispondenti su questo pezzo. Tolti i chiodi, si possono poi fare tutti i fori. I cavicchi devono essere un po’ piú corti della lunghezza complessiva dei fori, altrimenti non è possibile, incollandoli, unire i due pezzi. I cavicchi permettono anche di unire due assi ad angolo (fig. 754), caso. che è piuttosto frequente nella costruzione di mobili.
L’irrigidimento delle congiunzioni. I collegamenti ad angolo, ottenuti in modo elementare (inchiodati od incollati di testa o a-squadra) possono essere resi rigidi incollandovi un triangolo di compensato (fig. 755) o avvitandovi una squadra di ferro (fig. 756). Nelle scaffalature, il fondo inchiodato, o meglio avvitato, anche se si tratta solo di masonite 4 mm, è piú che sufficiente per garantire la solidità dell’insieme. Volendo fare a meno del fondo (per esempio, in scaffali semplici, per ragioni di costo), si inchiodano diagonalmente da parte a parte, oppure obliquamente, negli angoli, delle semplici traverse fatte di listelli. Queste traverse possono anche essere incassate (fig. 757).
E per finire, una regola generale:: un’asse o una lista portano poco se poste in piano, ma molto se poste di costa. Due assi inchiodate a squadra resistono bene in ambedue i sensi e sono piú leggeri ed economici della trave.